Casertavecchia
L’antica città osca di Galatia si trovava sull’asse viaria dell’Appia, al centro della fertilissima Campania Felix, tanto decantata dai Romani. Nel IX secolo le incursioni dei Saraceni spinsero gli abitanti di Galatia a trovare riparo sulle alture circostanti (Monti Tifatini) [https://sites.google.com/site/sentieritifatini/] e fu così che nacque Caserta, che, deriva infatti il suo toponimo da Casa-Hirta, ovvero insediamento arroccato sul monte.
Il borgo medievale di Caserta, oggi Casertavecchia, testimonia un passato di notevole importanza [http://www.casertavecchia.net/schede/itinerari-consigliati-a-casertavecchia].
La meravigliosa Cattedrale di San Michele Arcangelo, di impianto romanico risalente al XII secolo, presenta un crocevia di stilemi architettonici, che vanno dal lombardo al siculo-moresco, che ne fanno un monumento di grande rilevanza.
I resti del Castello, disvelano, invece, un importante passato feudale, durante il quale Caserta passò di mano in mano alle più importanti casate del Regno di Napoli: dai Sanseverino, che la detennero in epoca normanna, ai della Ratta (o de la Rath), di origine catalana, che ne furono signori durante la dominazione angioina e aragonese. Caterina della Ratta, Contessa di Caserta, nel 1509 portò in dote la città al marito Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona, Duca di Atri, uomo di grande spessore culturale e politico, assai insofferente dell’autorità regia e per questo soggetto ad alterne fortune.
La lunga signoria feudale degli Acquaviva passò nel XVII secolo, a sua volta per via matrimoniale, alla famiglia Gaetani di Sermoneta, che la tenne sino al 1750, quando Michelangelo Gaetani fu costretto a vendere il Principato di Caserta, comprensivo di San Leucio e di altre terre annesse, a Carlo di Borbone, che aveva in animo di costruirci la celebre Reggia vanvitelliana.
La mattina del 20 gennaio del 1752, il Re Carlo di Borbone, nel giorno del suo compleanno, accompagnato dalla sua regale consorte, Maria Amalia di Sassonia, e con tutto il seguito della Corte napoletana in gran gala, pose la prima pietra di quella che resterà nei secoli come la più importante impresa architettonica mai realizzata nei regni di Napoli e Sicilia, nonché la costruzione del più grande palazzo Reale d’Europa: la faraonica Reggia di Caserta.
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La Reggia di Caserta
Il progetto di Luigi Vanvitelli non si limitava – si fa per dire – alla costruzione del solo Palazzo Reale, con i suoi 47.000 metri quadri di superficie e circa 1200 stanze, o dell’intero parco annesso, con i suoi 120 ettari di giardini con fontane, vasche, statue, giochi d’acqua e invenzioni dell’arte topiaria, ma, a monte della realizzazione del Palazzo di Caserta, furono eseguite colossali opere di ingegneria idraulica, che consentirono la deviazione di più di un fiume, che, perforando monti e attraversando valli, artificialmente vennero condotti in cima ad una collina, sfidando le leggi della naturale gravità, per poi fatti ridiscendere a cascata in un letto artificiale, appositamente per fare da quinta naturalistica alla Reggia e offrire così una magnifica scenografia a tutto il complesso architettonico, in una perfetta sintonia tra Arte e Natura.
Un’opera dalle proporzioni immani che comprendeva quindi, oltre alla Reggia in senso stretto, anche altre opere vanvitelliane ad essa connesse o dipendenti, quali l’Acquedotto Carolino, con i famosi Ponti della Valle di Maddaloni, il complesso del Belvedere di San Leucio e la tenuta di Carditello, che tutte insieme completano un organico progetto politico, prima che architettonico ed estetico, coerente con le esigenze di una delle più importanti dinastie dell’Europa dell’Ancien Régime.
Il piano nobile della Reggia
Tramite il grandioso doppio Scalone, vigilato da una coppia di leoni ruggenti e dalle figure allegoriche della Maestà, della Virtù e del Merito, si sale al piano nobile, da dove ci si immette nell’infinita fuga di sale degli Appartamenti Reali.
Si aprono al visitatore le numerose anticamere, tra cui la Sala degli Alabardieri, col soffitto affrescato dal Trionfo delle armi borboniche; la Sala delle Guardie del Corpo, con al centro un gigantesco Alessandro Farnese, in veste di condottiero Romano, scultura disegnata dallo stesso Vanvitelli; la Sala di Alessandro, con le allusioni farnesiane alle virtù di Alessandro Magno, opera di Mariano Rossi; la Sala del Trono (o Galleria del Baciamano), dall’impronta neoclassica, affrescata da Gennaro Maldarelli con La posa della prima pietra per la costruzione della Reggia; la Biblioteca, con i dipinti di Heinrich Függer, che accolse i libri tedeschi, in caratteri gotici, che la Regina Maria Carolina, si fece mandare dalla sua Vienna.
Furono impiegati per le decorazioni e le pitture degli ambienti interni, gli artisti più in voga di quel tempo, così come anche per le manifatture, il mobilio e le tappezzerie, che in gran parte provennero da San Leucio, l’importante industria serica voluta da Ferdinando IV.
Il Teatro di Corte
Più tardi, rispetto al progetto iniziale, furono aggiunti il Teatro di Corte e la Cappella Palatina. Il Teatro venne commissionato al Vanvitelli perché fosse inaugurato nel 1768, in occasione delle nozze di Ferdinando IV con Maria Carolina d’Asburgo, cosa che però non si riuscì a realizzare, perché fu completato solo l’anno successivo. Esso richiama, in forme ridotte, lo schema e lo stile del San Carlo di Napoli, ma forse con una maggiore leggiadria nei colori.
Il parco della Reggia
Il Parco della Reggia, in parte spazio aperto in parte a bosco, è incorniciato ad anfiteatro dai colli Tifatini, e, ripercorrendo il cammino delle acque che sgorgano dalle fontane e che ricadono nei grandi spacchi d’acqua, tipici dell’architettura dei giardini settecenteschi, si incontrano in ordine: la Fontana dei tre Delfini, la Fontana di Eolo, il cui progetto originario non fu mai realizzato, quella di Cerere, la dea della fertilità circondata da ninfe e amorini, infine il gruppo scultoreo di Diana e Atteone, suggestiva interpretazione di una famosa scena mitologica, opera degli scultori Pietro Solari, Paolo Persico e Angelo Brunelli.
Il giardino inglese
A completamento della visita alla Reggia, il Giardino inglese, fortemente voluto dalla Regina Maria Carolina e realizzato dall’inglese John Andrea Graefer, presenta i caratteri del tipico giardino naturalistico o romantico ottocentesco. L’aggiunta delle finte rovine classiche, che prendono le mosse dalle contemporanee scoperte di Pompei ed Ercolano, caratterizzarono fortemente questo genere paesaggistico, donandogli un tratto tutto napoletano, che ebbe molto seguito in Europa.
Visite alla Reggia
Oggi, oltre al museo, agli appartamenti reali e al parco, si organizzano visite alla Reggia in costume del ‘700, con intermezzo danzante [https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g194713-d1391264-r533569913-Reggia_di_Caserta-Caserta_Province_of_Caserta_Campania.html], e rievocazioni di Balli a Corte al tempo dei Borbone [http://www.napolike.it/gran-ballo-ottocentesco-reggia-di-caserta]. Nel cortile della Reggia torna la grande musica con la rassegna Un’estate da Re, che vede ogni anno esibirsi, nella cornice eccezionale della Reggia, gli interpreti della musica classica internazionale [http://www.unestatedare.it/la-rassegna/ ].