Il marchese Emilio Pallavicini di Priola nacque a Genova l’8 novembre 1823 da una nobile famiglia. Allievo dell’Accademia Militare di Torino, nel 1842 venne ammesso nell’esercito sardo. Nel 1848 passò al reparto dei bersaglieri, partecipando attivamente alla prima guerra di indipendenza. L’anno successivo partecipò ai fatti di Genova. Partecipò alla guerra di Crimea e alla seconda guerra di indipendenza.
Dopo lo sbarco dei Mille in Calbaria, Cavour decise di intervenire nel Regno delle Due Sicilie, invadendo lo Stato Pontificio. Pallavicini, che era nel corpo di spedizione diretto al Sud della penisola, prese parte alla conquista di Perugia e all’assedi finale della fortezza borbonica di Civitella del Tronto.
Nel 1861 fu nominato al comando dei bersaglieri. Nel 1862 fu incaricato di fermare il nuovo tentativo garibaldino di conquistare Roma: il 29 agosto 1862 i reparti italiani e quelli garibaldini si scontrarono sull’Aspromonte, provocano anche il ferimento del generale nizzardo, che si arrese al Pallavicini.
Promosso tenente generale e diventato l’uomo forte del governo nelle questioni meridionali, a Pallavicini fu affidato il compito di fronteggiare il brigantaggio. A questo scopo elaborò una teoria della controinsurrezione che si basava su alcune linee fondamentali: difesa e coinvolgimento della popolazione civile; repressione dei fiancheggiatori e incoraggiamento del pentitismo; utilizzo della propaganda politica; attività di colonne mobili, miste di reparti regolari e guardie nazionali civili; presenza sul campo del comandante operativo. L’approvazione, nel 1863, della “legge Pica”, rese applicabile il suo schema. Grazie a questa tecnica militare, Pallavicini riportò numerosi successi, riuscendo a debellare la guerriglia legittimista.
Successivamente partecipò alla terza guerra di indipendenza e nel 1880 fu nominato senatore del Regno. Morì a Roma il 15 novembre 1901.