La storia
Aquilonia è un centro di origine sannitica, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici della zona. Già nel V-IV secolo a.C. numerosi villaggi erano diffusi su questo altopiano ofantino.
All’indomani dell’Unità il centro di Carbonara fu protagonista di violenti reazioni filoborboniche. Già il 23 agosto 1860 centinaia di contadini in tumulto avevano imposto al decurionato di procedere alla quotizzazione dei demani comunali. Tale decisione era stata ribadita in una delibera decurionale del 16 settembre, ma pochi giorni dopo, il 21, Carbonara era stata occupata da un reparto di volontari lucani, accolti dai “galantuomini”, insieme ai quali avevano distrutto i simboli della monarchia borbonica. Da allora non si parlò più di quotizzazioni ed il popolo, tradito, identificò la propria causa in quella dei Borboni. La reazione repressa scoppiò in tutta la sua violenza il 21 ottobre, il giorno fissato per il plebiscito. Quella mattina, infatti, un folto gruppo di contadini si riunì dinnanzi alla Chiesa madre e al grido di Viva Francesco Secondo si diede a percorrere le strade del paese, fino a giungere al posto della Guardia Nazionale, al cui capitano chiesero la consegna dello stemma sabaudo. Al rifiuto del capitano di assecondare la folla, questa prese ad armarsi e in breve tempo, ingrossatasi, irruppe in chiesa inneggiando al sovrano borbonico. All’uscita dalla chiesa la folla riprese la sfilata per le vie del paese, saccheggiando le case dei maggiori possidenti locali. Al termine della razzia nove notabili del paese furono uccisi. Il 26 ottobre Carbonara fu occupata dalle truppe inviate da Avellino, che procedettero all’arresto di circa 200 persone. Ma il centro continuò ad essere uno dei principali centri di sviluppo del brigantaggio, venendo più volte razziato dalle bande di Crocco. Successivamente un regio decreto del 14 dicembre 1862 stabilì che il toponimo di Carbonara fosse cambiato in quello di Aquilonia, più che per ricordare i fasti dell’antica Aquilonia sannita, che una tradizione erudita identificava il centro di Carbonara con l’antica città che per ultima oppose resistenza ai Romani, per cancellare il ricordo della violenta reazione del 21 ottobre 1860.
Nel corso dei secoli il centro di Carbonara-Aquilonia ha subito numerose distruzioni a causa di violenti terremoti. Dopo il terremoto del Vulture del 1930 il centro, completamente distrutto, fu abbandonato e fu ricostruito a circa 2 chilometri di distanza dal vecchio sito su cui sorgeva l’antica Carbonara.
Il Parco Archeologico di Carbonara
I resti dell’antico centro abbandonato all’indomani del terremoto del Vulture costituiscono il Parco archeologico di Carbonara. Riportata alla luce, l’antica città medievale di Carbonara appare in tutte le sue caratteristiche ai visitatori che ogni giorno l’attraversano. Tra i principali luoghi di interesse del parco vi è certamente Piazza Municipio, sulla cui splendida pavimentazione un tempo sorgevano i più importanti palazzi della cittadina, di cui si sono conservati i resti: la pretura, le carceri, il municipio, il monte frumentario, oltre alla Chiesa di San Giovanni e alla Chiesa dell’Immacolata. La zona piazza, perfettamente restaurata, è utilizzata come palco per numerose attività del comune, come manifestazioni folkloristiche, rappresentazioni teatrali, concerti, ricostruzioni storiche, proiezioni di film. Poco distante dalla piazza municipio si possono ammirare i resti di un altare del Settecento ritrovato nella Chiesa madre. All’interno del parco archeologico è allo studio anche il restauro dell’antico Palazzo Vitale, che dovrebbe diventare la sede del “Centro studi delle culture locali e del Mediterraneo”.
All’interno del sito archeologico, in un edificio interamente restaurato, è stato allestito il Museo delle città itineranti: con documenti storici, grafici, foto, filmati d’epoca, il museo documenta la vicenda di quei paesi che, come Aquilonia, nel corso della loro storia hanno dovuto cambiare più volte sito e le cui comunità hanno da poco riscoperto e rivalutato quelli originari, restituendoli a nuova vita.
Il Museo etnografico
Il centro museale più interessante della piccola cittadina è certamente il Museo etnografico. La particolarità del Museo etnografico di Aquilonia, che lo distingue dagli altri musei etnografici presenti sul territorio italiano, è il fatto che al suo interno non sono presentati soltanto gli oggetti quotidiani della civiltà contadina, ma sono ricostruiti, con grande rigore filologico e storico, gli spazi abitativi e di lavoro di quella civiltà. In questo modo il Museo etnografico di Aquilonia non si limita a contenere reperti, testimonianze di una civiltà ormai perduta, ma vuole far rivivere quella vicenda quotidiana ormai scomparsa. Sul sito internet del museo è possibile effettuare un tour virtuale attraverso le sue sezioni (http://www.aquiloniamusei.it/il-museo.php)
La Badia di San Vito
A pochi chilometri dal centro urbano, in aperta campagna, è ubicata la Badia di San Vito, del XIII secolo, anche se successivi interventi ne hanno modificato la struttura originaria. Affiancata alla struttura è una imponente torre campanaria che si sviluppa su tre livelli, terminando con una cuspide piramidale.
L’edificio presenta una facciata a capanna, caratterizzata da un portale squadrato, con architrave centrale, sormontata da un’ampia finestra rettangolare. All’interno, tra le varie opere, si segnalano alcune tele interessanti e sculture lignee. Di fronte alla chiesa si sviluppa un ampio spazio verde, in cui si erge una maestosa quercia.