CENTRO DI RICERCA PER LO STUDIO DEL PENSIERO MERIDIONALISTICO

Sulle orme del lungo Ottocento meridionale

Barile

La storia

Barile è uno dei borghi in cui è preservata e si conserva la lingua arbëreshë, quella degli italo albanesi. Come molti centri vicini il sito fu abitato già in età arcaica, prima dell’arrivo dei Romani, ma la prima testimonianza storica risale all’epoca angioina, ad un documento del 1332, che cita il casale di Barile, insieme a quello di Rionero. Appartenente alla diocesi di Rapolla, il vescovo decise di ripopolare il borgo con una comunità di albanesi provenienti da Scutari, caduta in mano ai turchi. La prima comunità albanese giunse a Barile nel 1477. Una seconda immigrazione si ebbe intorno al 1530-1532, dopo la caduta del domino occidentale sul Peloponneso. Una terza colonia di albanesi giunse nel 1597 ed era composta da famiglie di coronei che, scacciate da Melfi dove stanziavano, si ricongiunsero con quelle dei loro connazionali. Nel 1675 giunse a Barile un’altra ondata migratoria, proveniente dalla città albanese di Maina. Feudo dei Caracciolo e poi dei Carafa, Barile fu uno dei centri colpiti dalla reazione del Vulture della primavera del 1861, con la popolazione locale che appoggiò le bande brigantesche che si opponevano al governo italiano appena costituito. Di Barile era uno dei luogotenenti di Carmine Crocco, Teodoro Gioseffi, soprannominato “Caporal Teodoro”. Nel luglio del 1930 Barile fu colpito, così come molti paesi del Vulture, da un violento terremoto che ebbe il suo epicentro nel Monte Vulture.

La Chiesa della Madonna di Costantinopoli

La chiesa della Madonna di Costantinopoli, protettrice di Barile, fu probabilmente costruita nella metà del XVII secolo. Al suo interno si trova un affresco in stile bizantino del Trecento, che la tradizione vuole sia stato scoperto da un contadino al quale la Vergine, apparendo in sogno, avrebbe indicato il luogo dove cercare. Il santuario si trova fuori l’abitato, lungo la strada che porta a Rapolla, immersa in un tipico paesaggio del Vulture.

La Chiesa Madre

Alla Madonna di Costantinopoli è dedicata anche la chiesa madre, costruita tra il XV e il XVI secolo. Al suo interno si trova un dipinto in stile bizantino del Quattrocento che raffigura la Madonna di Costantinopoli. La chiesa ha subito diversi interventi di restauro nel corso dei secoli: un primo importante restauro all’indomani del terremoto del 1851 che la distrusse completamente; l’ultima inaugurazione si è avuta nel 2013, dopo un intervento di restauro durato diversi anni.

La Chiesa di Sant’Attanasio e San Rocco

Poco fuori dal paese si trova la chiesa di Sant’Attanasio e San Rocco, costruita, come risulta da un quadro posto sulla volta maggiore della chiesa, nel 1640, sebbene un frammento di lapide posto sull’altare maggiore indichi la data del 1613. In seguito ai danni dei terremoti del 1930 e del 1980 la struttura del santuario è stata modificata. La facciata della chiesa è ottocentesca, mentre al suo interno sono conservati dipinti databili alla seconda metà del XVII secolo ed attribuibili a pittori della scuola napoletana.

La Chiesa di San Nicola

Al centro storico del paese si trova, invece, la chiesa di San Nicola che, secondo la tradizione, fu fondata dalle comunità greco-albanesi che emigrarono a Barile dopo la caduta di Scutari; dunque la sua edificazione risalirebbe al 1478. Nella chiesa è conservata una tela raffigurante l’Annunciazione, oltre ad un dipinto seicentesco attribuito a Girolamo Bresciano, allievo dell’artista lucano Giovanni De Gregorio, uno dei massimi esponenti della pittura lucana tra tardo manierismo e barocco.

La fontana dello Steccato

Nella piazza principale di Barile si trova la fontana dello Steccato, costruita nel 1713, su commissione di un nobile albanese. La fontana consiste in quattro pilastri sormontati da un doppio ordine di cornici; sulla parte superiore è visibile uno stemma dove è scolpita la Madonna di Costantinopoli. L’acqua esce da tre pietre lavorate scolpite a forma di figure apotropaiche che secondo la credenza popolare avrebbero dovuto tenere lontane dal paese le influenze negative e magiche.

Lo Sheshë

A nord-est del paese c’è lo Sheshë, un massiccio collinare caratterizzato da una grande quantità di cavità, alcune naturali ed altre scavate, che, dopo aver ospitato le prime comunità albanesi di Scutari sono diventati il luogo ideale per la conservazione dei prodotti agricoli e, soprattutto, del vino; per questo motivo questa zona collinare è nota anche come “cantine dello Scescio”. Per la conformità geofisica del luogo, che richiamava quello palestinese, lo Sheshë fu scelto da Pier Paolo Pasolini per girare alcune scene del suo Vangelo secondo Matteo, contribuendo, in questo modo, alla sua valorizzazione.

Eventi e manifestazioni

Ogni anno nel mese di agosto si svolge una delle più importanti manifestazioni della zona, “Cantinando Wine & Art”, in cui varie forme d’arte – pittura, cinema, musica – si incontrano con il vino Aglianico e con alcuni prodotti gastronomici tipici della zona.

La più importante manifestazione che si svolge a Barile è certamente la Via crucis che si svolge ogni anno il venerdì santo attraverso le vie del paese. L’origine di questa ricostruzione storico-religiosa risale al 1600. Numerosi sono i personaggi che compongono il corteo, in cui gli elementi sacri e quelli profani combaciano perfettamente. Accanto ai personaggi storici, infatti, sono presenti figure tipiche della tradizione popolare, come la Zingara, la più bella ragazza del paese, che indossa un abito scintillante ricoperto dei gioielli e d’oro della gente più facoltosa del paese. L’oro è il vero protagonista della Via crucis: l’oro che ricopre il vestito e il corpo della Zingara, ma anche delle “tre Marie”, bimbe che simboleggiano purezza ad innocenza, e che impreziosisce le dita dei sacerdoti del Sinedrio. In questo ostentazione dell’opulenza si può leggere un richiamo al passato orientale della comunità.

(http://www.comune.barile.pz.it/)

Chiesa della Madonna di Costantinopoli
Chiesa Madre
Fontana dello Steccato
Sheshë

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