Cosimo Giordano nacque a Cerreto Sannita nel 1839. A soli sedici anni si macchiò di un omicidio, per il quale, però, fu assolto dalla Corte penale di Napoli. A venti anni entrò a far parte del corpo borbonico dei Carabinieri a cavallo e partecipò alla battaglia del Volturno.
Dopo la guerra tornò nel suo paese natale. Cerreto Sannita, il 27 settembre 1860, fu protagonista di un tentativo di reazione legittimista antiunitaria: quel giorno, infatti, alcuni briganti assaltarono la locale guardia nazionale. Per questa iniziativa antiunitaria, Giordano fu arrestato.
Dopo l’ennesimo mandato di cattura, si rifugiò sulle montagne del Matese, dove si diede alla macchia e formò una banda, che in poco tempo divenne una delle protagonista del brigantaggio. A partire dagli ultimi mesi del 1860 la banda di Giordano si rese protagonista delle prime azioni violente. Nell’agosto del 1861 la banda si rese protagonista delle rivolte di Pontelandolfo e Casalduni.
Negli anni successivi si nascose tra le montagne del Matese, compiendo razzie ed omicidi politici. Nel 1865 tornò nel suo paese natale, salvo poi partire per Roma, Londra e Marsiglia, dove soggiornò per due anni.
Nel 1880 fece ritorno nuovamente a Cerreto Sannita, ma fece presto ritorno in Francia, a Lione, dove aveva la sua residenza e dove viveva con la donna amata. Quest’ultima, venuta a sapere della vera identità dell’uomo che intendeva sposare, avvertì le autorità italiane. Un commissario lo convinse, con uno stratagemma, a tornare in Italia e appena giunto a Genova, il 25 agosto 1882, il brigante venne arrestato.
Condannato ai lavori forzati a vita, venne tradotto sul carcere dell’isola di Favignana, dove morì il 14 novembre 1888.