Nato a Moliterno nel 1827 da una famiglia liberale, compì a Napoli la sua istruzione. Qui entrò in contatto con l’ambiente letterario e politico napoletano, pur non partecipando attivamente ai moti del 1848. Fu comunque arrestato nel 1849 e detenuto nel carcere di Santa Maria Apparente fino al 1852; fu poi trasferito nelle carceri centrali di Potenza. Durante la sua detenzione, ebbe modo di entrare in contatto con esponenti liberali e si avvicinò alle idee economiche di Antonio Scialoja.
Non partecipò attivamente agli eventi risorgimentali, ma si impegnò nel governo dittatoriale di Garibaldi. Il 20 settembre 1860 il mazziniano Giacinto Albini, nominato da Garibaldi governatore della Basilicata, nominò Racioppi segretario generale del governo della regione. In questa veste dovette fronteggiare una congiuntura molto delicata, caratterizzata dall’emergenza del brigantaggio. Ma il nuovo prefetto di Potenza, il piemontese Giulio de Rolland, lo accusò di essere stato troppo permissivo nei confronti dei briganti. Trasferito a Napoli come consigliere di prefettura, entrò in contrasto con il prefetto Rodolfo d’Afflitto.
Successivamente si dedicò ai suoi studi e, in età matura, ebbe altri incarichi: consigliere del Banco di Napoli, consigliere di Stato, socio dell’Accademia pontaniana, senatore del Regno dal 1905. Morì a Roma nel 1908.