Giuseppe Schiavone nacque a Sant’Agata di Puglia da una famiglia di modeste condizioni economiche. Prestò servizio militare nel 1860 e, dopo lo scioglimento dell’Esercito delle Due Sicilie, rientrò a Sant’Agata. Richiamato al servizio militare dai piemontesi, si rifiutò di prestare servizio e si diede alla macchia.
Durante la fuga incontrò la banda di Carmine Crocco e ad essa si aggregò, avviando la sua attività di brigante. Schiavone partecipò a numerose incursioni sotto il comando di Crocco nelle zone del Melfese e dell’Irpinia.
Al suo fianco spesso vi era Filomena Pennacchio, una brigantessa che ebbe relazioni anche con Crocco e con Caruso. Dopo il tradimento di quest’ultimo, il 26 luglio 1864 Schiavone ed altri briganti, che erano in procinto di raggiungere Crocco, furono sorpresi dai militari italiani. Nonostante l’attacco, Schiavone riuscì a riparare a Bisaccia.
Tuttavia la sua fuga aveva le ore contate. Tradito anche da Rosa Giulani, sua amante, Schiavone venne arrestato nella notte tra il 26 e il 27 novembre 1864. Condotto al carcere di Melfi, fu giudicato da un Tribunale Militare Straordinario e condannato a morte.
Fu fucilato il 28 novembre 1864.