CENTRO DI RICERCA PER LO STUDIO DEL PENSIERO MERIDIONALISTICO

Sulle orme del lungo Ottocento meridionale

Guglielmo Pepe

Nato a Squillace nel 1783, entrò in giovane età nella Scuola Militare Nunziatella. Nel 1799 accorse in difesa della Repubblica Partenopea, ma subì la sconfitta da parte dell’esercito borbonico. Catturato, venne esiliato in Francia, dove entrò nell’esercito di Napoleone. Ai servizi di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat si distinse in molte battaglie.

Con il ritorno dei Borboni, si ritirò in Calabria per un anno; poi rientrò nell’esercito con il grado di generale e nel novembre 1818 ebbe l’incarico di sconfiggere il brigantaggio. Nel 1820 fu incaricato dal comandante dell’esercito napoletano di recarsi ad Avellino e di arginare la rivolta; ma il re, non fidandosi di lui, revocò l’ordine e trasferì l’incarico a Michele Carrascosa.

Approfittando delle incertezze di quest’ultimo, Peppe ruppe gli indugi, giunse ad Avellino e prese il comando delle truppe rivoluzionarie, portando la rivoluzione verso una soluzione liberal-costituzionale.

Quando si ebbe conferma dell’invasione austriaca, si recò verso l’Abruzzo, subendo però la sconfitta nella battaglia di Antrodoco. Il 15 marzo 1821 fece ritorno a Napoli e cinque giorni dopo partì per Barcellona.

Iniziò così il suo esilio tra Spagna, Portogallo, Scozia, Inghilterra e Paesi Bassi. Dopo la rivoluzione francese del 1830 poté recarsi a Parigi, dove prese contatti con esponenti del mondo liberale. nel 1831, allo scoppio dei moti a Modena e Bologna, progettò di entrare in Italia.

Dal 1832 al 1848 si stabilì a Parigi. Alla fine di marzo di quell’anno, dopo la concessione della costituzione a Napoli e l’amnistia nei confronti dei condannati, poté far ritorno a Napoli, dove ricevette dal re Ferdinando II l’incarico di formare il governo; ma il suo progetto era troppo democratico. Fu, quindi, nominato comandante in capo dell’esercito da inviare in Alta Italia contro gli austriaci. Ma il nuovo governo napoletano, salito al potere dopo la reazione del 15 maggio, gli ordinò di riportare a Napoli le truppe. Alla fine di maggio decise di contravvenire gli ordini, ma il tentativo di superare il Po non riuscì, anche per la disobbedienza di molti ufficiali. Decise, allora, di raggiungere a Venezia, dove fu nominato comandante in capo dell’esercito della Repubblica.

Nuovamente sconfitto, emigrò a Parigi; quindi rientrò in Italia, passando i suoi ultimi giorni a Torino, dove morì nell’agosto del 1855.

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