CENTRO DI RICERCA PER LO STUDIO DEL PENSIERO MERIDIONALISTICO

Sulle orme del lungo Ottocento meridionale

Monticchio

Il sito

Monticchio si trova alle pendici del monte Vulture, un vulcano non più attivo, che con i suoi 1326 metri, è la vetta più alta di quell’ampia zona che si estende dall’estremo nord della Basilicata al sud del confine segnato dal fiume Ofanto, che occupa la parte nord-orientale della provincia di Potenza, nella zona incastonata tra Puglia e Campania.

La valle alle pendici del Vulture era uno dei rari passaggi in mezzo all’Appennino meridionale ed è per questa sua posizione geografica che è stata frequentemente percorsa, fin dall’età del bronzo, da mercanti diretti alle colonie greche. Punto di sosta privilegiato per l’abbondanza delle sue acque, Monticchio vede sorgere numerosi siti dedicati ai culti ancestrali delle acque, di cui si trova testimonianza nei reperti archeologici conservati presso il Museo provinciale di Potenza.

Con l’affermazione del Cristianesimo, la zona di Monticchio vide stanziarsi, tra il X ed il XIII secolo, alcuni ordini monastici, fra i quali in particolare quello di San Basilio Magno. La testimonianza principale della presenza dei cosiddetti basiliani è certamente il complesso abbaziale di Sant’Ippolito, i cui resti si trovano sull’istmo che separa i due laghi di Monticchio.

Con l’arrivo dei normanni, i basiliani abbandonarono il Vulture e al loro posto si insediarono i monaci benedettini. Questi trasformarono l’antico monastero basiliano in una badia benedettina. La struttura, costituita da un’unica navata, subì altre modifiche costruttive nel corso del tempo, in stile svevo. L’abbazia fu poi completamente distrutta dal terremoto del 1456. Dei ruderi oggi presenti, sono osservabili soltanto alcuni pilastri e l’abside dell’antica abbazia.

Il culto più importante che i basiliani importarono a Monticchio fu certamente quello di Michele. Furono proprio i monaci basiliani a scavare nel tufo una grotta in cui si riunivano per venerare Michele Arcangelo. Intorno a quella grotta i benedettini, giunti nella zona per evitare che si diffondesse un rito liturgico considerato eretico, come quello greco, fondarono un’abbazia, che sovrasta dall’alto il panorama dei laghi di Monticchio: l’abbazia di San Michele Arcangelo.

Con l’avvento dello Stato unitario, il convento di San Michele venne confiscato e venne disposta la vendita all’asta degli antichi possedimenti, con incasso a favore del Regno d’Italia. Monticchio fu ceduta al Credit Foncier di Ginevra, una banca svizzera interessata alla costruzione di linee ferroviarie nella valle dell’Ofanto. Negli stessi anni, precisamente nel 1896, Antonio Traficante scopriva una fonte da cui sgorgava un’acqua effervescente naturale, che chiamò “Sveva” in onore di Federico II di Svevia: da quel momento iniziò l’avventura della società “Fonti del Vulture”, ancora oggi una delle principali aziende della zona.

L’Abbazia di San Michele

Il complesso si presenta oggi come un convento sviluppato su più piani, una chiesa settecentesca e la cappella di San Michele Arcangelo. I recenti restauri hanno modificato completamente il santuario e l’area adiacente: nella chiesa sono state rimosse tutte le decorazioni barocche; è stata riportata alla luce la gradinata di collegamento tra la chiesa e l’edicola dell’Arcangelo; dopo la demolizione della volta a botte, questa è stata sostituita con una copertura a capriate.

All’Abbazia si accede attraverso un sentiero petroso immerso nella foresta di faggi e lecci, a ridosso del Monte Vulture. Nelle sue vicinanze sono raggiungibili le grotte utilizzate come rifugio dal brigante Carmine Crocco: l’itinerario è segnalato da alcuni cartelli ben visibili lungo la strada che porta all’Abbazia.

http://www.badiasanmichele.it/badiasanmichele/Homepage.html

Il Museo di storia naturale del Vulture

Il complesso dell’Abbazia ospita il Museo di Storia Naturale del Vulture. Realizzato dalla Provincia di Potenza nell’ambito del progetto APE (Appennino Parco d’Europa), il Museo è inserito nel medesimo contesto naturale che racconta, quello del Vulture. L’attività del vulcano ha condizionato la storia di questi luoghi e dell’uomo che li abitava, contribuendo a creare una particolare identità naturalistica-storica che proprio il Museo si propone di studiare.

http://www.museodelvulture.it/MonticchioPortale/

Il turismo naturalistico

Negli ultimi anni, l’area ha conosciuto una forte spinta turistica, diventando meta ambita da visitare soprattutto nella stagione estiva. Il turismo è prettamente naturalistico: i turisti possono praticare escursioni a piedi, in bicicletta o anche a cavallo. Per alcuni escursioni: http://www.vulturemotion.it/escursioni/

Vi sono circa 14 sentieri intorno al monte Vulture, descritti dall’APT Basilicata; o, ancora, il Sentiero Lucano, realizzato dal Comune di Melfi su proposta dell’Associazione Escursionisti Parco del Vulture, che va dal castello di Melfi al rifugio sul Monte Vulture (https://www.google.com/maps/d/viewer?mid=1KD8MErd70X0GW6ChUzm2zD76Tcc&ll=40.96697385298761%2C15.633621364831924&z=13)

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