CENTRO DI RICERCA PER LO STUDIO DEL PENSIERO MERIDIONALISTICO

Sulle orme del lungo Ottocento meridionale

Valle di Maddaloni

La storia

Alle pendici dei colli Tifatini e dei monti del Sannio sorge Valle di Maddaloni, un tempo semplicemente Valle o Valle Tifatina. La fondazione dell’abitato risale al tempo dei Longobardi, anche se un insediamento sannita e poi romano era già presente nella zona. Nel Catalogus baronum del 1150 Valle era citata come feudo di Roberto Sanseverino Conte di Caserta, alla cui famiglia rimase anche in età Sveva. Carlo I d’Angiò, battuto il rivale Manfredi di Svevia a Benevento nel 1266 e incoronato Re di Napoli, decise di assegnare la Contea di Caserta, comprensiva di Valle, ai Della Ratta (in catalano de la Rath), privandone dunque i Sanseverino. Alla famiglia catalana dei Della Ratta rimase in possesso, anche se con alterne vicende, sino al tempo della Regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo e dei sovrani d’Aragona che ne seguirono. Francesco Della Ratta, Conte di Caserta, decise di alienare ad un suo parente, anch’egli di nome Francesco, la baronia di Valle, che costui lasciò in testamento “ad pias causas” alla Reale Casa Santa dell’Annunziata di Napoli, la secolare pia istituzione laicale di assistenza ai malati, ai poveri e soprattutto dedita al ricovero dell’infanzia abbandonata.

Il 1 ottobre del 1860, intorno ai ponti della Valle si ebbe un decisivo scontro tra l’esercito napoletano di Francesco II di Borbone e le truppe garibaldine comandate da Nino Bixio, che, appostate sulle alture, riuscirono a vanificare il piano borbonico di accerchiamento. Sul luogo è presente un cippo funerario, inaugurato il 1 ottobre del 1899, a memoria dei garibaldini caduti durante questo importante avvenimento della storia del Risorgimento italiano.

Nel 1862, dopo l’unità d’Italia, con decreto di Vittorio Emanuele II, Valle assunse la denominazione di “Valle di Maddaloni”.

La Chiesa dell’Annunziata

La Reale Casa Santa (detta anche dell’Ave Gratia Plena), alla fine del ‘500, durante il suo dominio feudale su questa terra, costruì la Chiesa dell’Annunziata, con la facciata porticata e il campanile a cuspide, rivestito di maioliche vietresi. All’interno della chiesa notevole è una Annunciazione del manierista Marco Pino, datata 1579, e l’altra di Giovanni Cosenza, dell’ambito artistico di Francesco de Mura.

L’acquedotto Carolino

Nel 1753 Re Carlo di Borbone, in esecuzione del grandioso progetto vanvitelliano di portare le acque del Taburno per alimentare le grandiose fontane dell’erigenda Reggia di Caserta, acquisì alla Regia Corte il territorio di Valle dall’Annunziata di Napoli. I lavori dell’acquedotto, che fu detto per l’appunto Acquedotto Carolino terminarono nel 1770 e costarono complessivamente 622.424 ducati.

Iniziarono dunque i lavori, progettati da Luigi Vanvitelli e proseguiti dal figlio Carlo, di una delle più importanti opere ingegneristiche dell’Europa del ‘700, ispirata al modello dei grandi acquedotti romani e dichiarata nel 1997 patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, assieme alla Reggia di Caserta e al complesso borbonico di San Leucio.

Dalle falde acquifere del monte Taburno le acque delle sorgenti del Fizzo, per circa 38 kilometri, attraverso un complesso sistema idraulico di ponti e di grotte, giungono alla grandiosa grotta artificiale della Reggia.

I Ponti della Valle di Maddaloni, perfettamente conservati, con i loro 529 metri di lunghezza per 55 metri di altezza, distribuiti su tre ordini di arcate, sono rappresentativi della mole dell’intera opera vanvitelliana.

La mela Annurca

Nel paese si svolge ogni anno una sagra per celebrare un prodotto tipico dell’agricoltura locale: la cosiddetta “mela Annurca”, dal tipico colore rosso vivo. http://www.eptcaserta.it/festa-della-mela-di-valle-di-maddaloni-28-29-novembre-2015/

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