Vittorio Emanuele II nacque a Torino il 14 marzo 1820, figlio primogenito di Carlo Alberto, re di Sardegna, e di Maria Teresa d’Asburgo. Avviato alla carriera militare, si distinse nel 1848 durante la prima guerra di indipendenza.
Di tendenze conservatrici rispetto al padre, all’abdicazione di quest’ultimo salì al trono, ammorbidendo, però, le sue posizioni. Come re di Sardegna si impegnò a fare del piccolo Stato una delle principali potenze europee. In questa opera fu coadiuvato da quello che, a partire dal 1852, sarà il principale esponente politico del Regno, il conte Camillo Benso di Cavour.
Dopo la guerra di Crimea e gli accordi stretti dal suo primo ministro con Napoleone III, il Regno di Sardegna entrò in guerra con l’Austria: fu l’inizio della seconda guerra di indipendenza. Con l’armistizio di Villafranca venne annessa la Lombardia al Regno di Sardegna.
Dopo le rivolte unitarie e dopo i plebisciti di annessione, il Regno di Sardegna si espanse anche alla Toscana e all’Emilia. Nel settembre del 1860 decise di scendere verso l’Italia meridionale, che nel frattempo era stata conquistata da Garibaldi, entrando ed annettendo l’Umbria e le Marche. Il 26 ottobre 1861, cinque giorni dopo il plebiscito di annessione, si incontrò con il generale nizzardo, che gli consegnò i territori dell’Italia meridionale. Il 17 marzo 1861 questa grandiosa costruzione istituzionale venne completata con l’approvazione di una legge che nominava Vittorio Emanuele II primo re d’Italia.
Negli anni successivi si impegnò a rinsaldare le strutture istituzionali del nuovo Regno; nel 1865 trasferì la capitale del regno da Torino a Firenze; nel 1866, alleato della Prussia, partecipò alla terza guerra di indipendenza, al termine della quale il Regno annesse anche il Veneto; nel 1870, invocando la “convenzione di settembre” del 1864 diede ordine di conquistare Roma, rendendo al Regno la sua capitale.
A Roma, capitale del Regno d’Italia, si spense il 9 gennaio 1878.